mercoledì 18 giugno 2014

Rituzza

A Rita, di Adele Musso

Mi sono fermata ad un passo dal volo.
Non ce l'ho fatta, ci vuole più coraggio a vivere o a morire?
Resto per un instante lungo quanto i miei diciassette anni, a guardare attraverso questo spazio ristretto.
Una strada, i passanti di una città che non conosco. La mia città mi conosceva forse?


Mia. Eppure mi ha tradito.
Mia madre. Mia. Mi conosceva davvero?
Anche lei mi ha tradito.
Ha un martello in mano. La vedo mentre cerca il mio corpo di marmo.
Distruggerà anche quello. Perché?
Perché non sono come dovrei. Non sono muta, non sono pietra in un paese sordo, cieco e pieno di vento.
Sono stata invece, giovane, forse troppo, testimone di orrori ed errori e gli errori prima o poi si pagano.
Io il conto, lo saldo da me.

La notte è dura. Vi chiederete come mi accorgo della notte, durante il giorno il sole dilata pietre e metalli, la sera è come se le valve delle conchiglie si serrassero e sento scricchiolii e rumori imperfetti arrivare come onde e tutto si ritrae nella bassa marea del silenzio. La notte è buio che condensa ricordi e sigilla speranze. Riconosco il verso della civetta pigra incapace di mutamenti. Volo basso e preda. Anch’io ho avuto paura dei mutamenti e ho scelto un altro volo, il primo e l’ultimo e sono divenuta angelo dalle ali nere bruciate.
Il mio sangue mi ha maledetto e poi rinnegato. Reietta e ignota giaccio sotto una lastra di marmo senza nome. Ho scelto di parlare, di vendicare la morte, alla fine ho scelto di morire. Qualcosa ha preso la parte migliore di me, ha sottratto la libertà, è andato tutto in frantumi un maledetto giorno di luglio. Un boato, a qualcuno sembrò si fosse spaccato il sole e poi la terra. In quella voragine finirono corpi, vite e la mia speranza. Ero già morta e non lo sapevo. Rimangono foto in cui sorrido, perché cazzo, ho solo diciassette anni che ne sapevo io che non ce ne era più tempo. Camminavo in bilico e non lo sapevo.
Ci vuole più coraggio a vivere o a morire? Ditemelo voi.

Adele Musso

4 commenti:

  1. AZZ, questo pezzo potente nella sua brevità, forte quanto le martellate subite.
    Da leggere in pubblico, a voce alta!
    gd

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  2. Mio Dio, questa si che è la Tragedia, la tragedia di una giovane donna che solo per poco fece ed ebbe giustizia.
    E poi?
    Poi muore Borsellino ucciso dalla mafia, poi si suicida lei e infine, ripudiata dalla madre, al posto di fiori freschi sulla sua lapide riceverà martellate.
    Non so, ma l'amaro in bocca è davvero tanto e non ti nego che rabbia e senso di impotenza in questo momento costituiscono il mio stato d'animo.
    Sono d'acordo con gd, è un pezzo potente che va "gridato" in uno dei nostri reading.
    L.I.

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  3. Bellissimo. Ricordo la storia di Rita e di come tutto andò in fumo appena morì Paolo Borsellino. Il suo bisogno di parlare, di passare o saltare il fosso lo aveva riposto in un uomo il suo giudice. Il giudice Borsellino.La storia. Bellissimo pezzo il tuo Adele, molta poesia, come la vita che sa sognare. E anche se non sogna più.

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  4. bellissimo pezzo.ho la bocca dello stomaco attorcigliata

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