mercoledì 21 maggio 2014

Pane, cicoria, tumazzo




Montagna dei Cavalli
Un uomo solo è costretto a pensare e a confrontarsi con i suoi pensieri. Si eliminano gli specchi e la solitudine è totalizzante, e il tempo che ti spella ti restituisce un’altra faccia incastrata in un altro corpo. L’anima quella no rimane nera perché il nero è un colore che sta bene con tutto. Il diavolo che intanto se la ride confuso dai versetti sottolineati dovrà sudarsela il gran cornuto.

Bastardi tutti! Una vita da zingaro, ma che volete farci, per la mia famiglia, la mia gente, questo e altro. Mi sento come Pinocchio, anche se io bugie non ne dico, sono in giro per il mondo con il mio libro sottobraccio. Senza quello non mi muovo.

Quel babbeo di mio nipote pensava che non me ne accorgessi che la notte scendeva nella mia stanza e andava a leggere i miei pizzini, ne deve mangiare pane e cicoria prima di poter comprendere il mistero.

Sorrido, la mia bocca è una lima di morbida fierezza sotto i miei occhiali da curato di campagna c’è il fuoco.

Non l’ha spenta la malattia, né lo scavare tane buie, ma è meglio che tu non lo veda non potresti raccontarlo.

Caro nipote, cresci e impara, ne devi mangiare tumazzo fino a capire qual è quello che sgridda sotto i denti.

Qui non si sta male, la chiamano la montagna dei cavalli.  “Abbiate fede in Dio, in verità vi assicuro che se uno dirà a questa montagna “sollevati e gettati in mare” ciò avverrà.

Il cibo, l’aria, la pazienza di Giobbe, l’arte di Aracnee, la violenza dell’Idra, tempo per riflettere e far riflettere. Se avessi avuto una vita meno sregolata un romanzo avrei scritto. Altro che pizzini!

“Iddio ha fatto l’uomo retto: sono essi che si procacciano tanti malanni”.

Eppure è tutto così chiaro, è che a certuni ci piace complicarsi la vita, ciò che è scritto leggere si vuole.



« Quinetiam bellum e bello seritur, e simulato verum, e pusillo maximum exoritur, neque raro solet in his accidere quod de Lernaeo monstro fabulis proditum est » Erasmo da Rotterdam


Adele Musso

9 commenti:

  1. Chissà perchè vedo in Provenzano un uomo costretto ad essere più cattivo di quanto non lo sia...una figura di medio profilo costretta ad un ruolo dirigenziale
    gd

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  2. Azz, inquietante.
    Mi piace un sacco il legame con il post precedente di Emanuele.
    Io in Provenzano non le vedo tutte queste capacità dirigenziali (come dice GD), è possibile che sia stato uno specchietto?
    Boh!

    Grande Adele, mi piace molto l'immagine del "tempo che spella"

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  3. A me come scrive questi pezzi Adele piace tantissimo. Ci si ritrova il personaggio davanti agli occhi, tanto limpido e chiaro che sembra vederci muovere le mani (che sembra benedire mentre ammonisce il nipote), e sembra di vedergli muovere la bocca mentre parla, e senti la sua voce né alta né bassa, che riempie tutta la scena come un vero attore. Secondo me di questo passo potrai tirarci un libro di "mafia" tutto nuovo nel suo genere. Credimi.

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    1. Credimi Adelaide non è facile superare una repulsione immediata, poi prevale lo strano desiderio di comprendere, quindi bisogna compiere una spersonificazione per calarsi in qualcuno che è mille anni luce lontano da noi. Ci riesco? Ci provo.
      Adele

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  4. Brava Adele il personaggio che sorride sotto i baffi di chi non può sapere e irride. Eppure il beffato da questa vita (che ho scelto) è solo lui stesso. Che misera vita e che crudeltà

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  5. Brava, egregia descrizione. Piaciuta molto similitudine con Pinocchio e il tuo occhio indagatore sottile e preciso. Complimenti!
    Nina

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  6. Come Fede sta a Murder Ballads così Adele sta a Mafia Telling: cioè nei loro elementi!
    Mi piace come scrivi questi post e ho colto una continuità con quello precedente. Sbaglio?
    Complimenti per quel " ...la mia bocca è una lima di morbida fierezza sotto i miei occhiali da curato di campagna.. ", mi hai richiamato alla mente Manzoni e il suo Don Abbondio, che era " ...un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro... ", ecco è come se tu suggerissi che probabilmente la personalità di Provenzano sia quella di un curato di campagna costretto ad "assumere" un'anima nera, tant'è che sotto quegli occhiali c'è il fuoco.
    Mah, elucubrazioni mie.
    Brava.
    L.I.

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  7. Si ho voluto giocare con il post precedente cercando un trait d'union tra i due. Due punti di vista diversi unico tema. Ti ringrazio per la tua analisi e la tua attenzione. Questo individuo comunque è tutto tranne che un curato di campagna, la sua storia racconta ben altro, purtroppo.

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